Rosa Gentile Psicologa

Il richiamo alla complessità che ci abita

Il nuovo film di Paolo Genovese è un elogio alla complessità e alle numerose parti che ci abitano. Se con Inside Out abbiamo avuto modo di familiarizzare con emozioni di base (quali Gioia, Tristezza, Rabbia, Disgusto, Paura), diventate poi con il tempo (e la crescita di Riley!) più numerose, ampliando la scena ad altri personaggi (quali Ansia, Invidia, Imbarazzo, Ennui, Nostalgia), con il film di Genovese gli aspetti di sé si complicano ulteriormente. Più cresciamo, più diventiamo complessi e le emozioni si mescolano alle esperienze e si sedimentano trasformandosi in parti più profonde di noi.

Le identificazioni ed i “nuclei” della nostra identità

Le persone che incontriamo, i luoghi che visitiamo restano impressi da qualche parte dentro di noi, dando forma a dei “nuclei”, in un certo senso “delle parti” che sono proprio l’esito di tutte le “identificazioni” nel corso della nostra vita.

L’identificazione è un processo mediante il quale “facciamo nostra” una qualità o una caratteristica di un altro (spesso figure di riferimento primarie, come genitori o insegnanti significativi), costituendo un vero e proprio segno distintivo dentro di noi. “Incorporiamo” quella persona, che diventa una “parte di noi”, alla quale si aggiungono poi le esperienze successive, rendendola ancora più ricca e multisfaccettata.

Il teatro interno della nostra mente

In FolleMente tutte queste parti danno vita a un vero e proprio “teatro interno”, dove ogni personaggio incarna un aspetto di sé, personaggio non sempre in accordo con tutte le altre parti… anzi, a dire il vero, il film mette in mostra proprio quanto sia difficile “far dialogare” queste parti e quanti “conflitti” possono innescarsi nella nostra mente.

Queste parti esprimono spesso bisogni diversi: a volte può accadere che prevalga una parte, altre volte si creano delle vere e proprie situazioni di stallo, in cui diventa complicato dare voce a questi “singoli personaggi”, perché per qualche motivo possono essere silenziati da altri che ne prendono il sopravvento.

Il conflitto tra i nostri bisogni interiori

Proprio come accade nei film o nei romanzi, la nostra mente è piena di “personaggi” che muovono la trama della nostra storia e che costituiscono la nostra “identità” nel suo insieme.

Accade che non sempre si sia consapevoli di ciò che un personaggio incarna e di ciò che rappresenta: pensieri ed affetti non sono semplici da individuare e spesso i propri bisogni non sono perfettamente traducibili in qualcosa di comprensibile.

Questo accade proprio perché i personaggi sono diversi e le corrispettive necessità molteplici, spesso anche in opposizione tra loro. Diventa quindi complicato decidere “chi ascoltare” e quale indicazione seguire. Spesso si desidera una cosa, ma ci si sente intralciati, impossibilitati nel poterla acciuffare per qualche motivo.

Può esserci, per esempio, un personaggio che ci suggerisce di “andare a fare quell’esperienza di lavoro sfidante” ed un altro che invece ci indica di “non osare, di non uscire dalla propria zona di comfort”.

Quando l’incontro con l’altro genera nuovi scenari interiori

In FolleMente, i personaggi di Pilar Fogliati e di Edoardo Leo si intrecciano ulteriormente, creando un nuovo scenario: tutte queste parti si incontrano in una zona “relazionale” comune.

La domanda che viene suscitata da questo film è: che “teatro interno” può sollecitare un incontro?